Fonti rinnovabili

Reuters

30/03/2015

agostino re rebaudengo *

Le fonti rinnovabili hanno soddisfatto nel 2014 (dati Terna) quasi il 40% del fabbisogno elettrico nazionale.

 

Si tratta di un risultato a cui pochi avrebbero creduto qualche anno fa. 

 Secondo gli studi di autorevoli istituti economici (Althesys e OIR) l’analisi costi/benefici relativa agli investimenti effettuati nel settore delle rinnovabili elettriche denota un saldo positivo attualizzato compreso tra 40 e 60 miliardi di euro.

 Per effetto di questo sviluppo favorito dai meccanismi d’incentivazione (peraltro avuti in passato e, in parte, ancora oggi anche dalle centrali alimentate a fonti fossili), negli ultimi anni i costi delle tecnologie si sono ridotti e si ridurranno ancora; ad esempio gli impianti eolici, anche italiani, sono competitivi con il nucleare. Infatti, l’impianto in costruzione di Hinkley Point nel Somerset, UK (3.300 MW) riceverà 125 €/MWh per 35 anni, mentre i nuovi impianti eolici italiani riceveranno una tariffa inferiore ai 99 €/MWh per soli 20 anni. 

 Il costo dell’energia prodotta da fv è ormai inferiore di almeno il 30% al costo dell’energia elettrica che paga il consumatore finale.

 Nel 1976 un impianto da 1 MW di fotovoltaico costava circa 55 milioni di €, oggi costa poco più di mezzo milione di €; occorre sfruttare al massimo la caratteristica delle fonti rinnovabili di essere disponibili ovunque. Il prossimo passo è la generazione distribuita, che vuol dire produrre gran parte dell’energia laddove la si consuma, l’energia a Km 0.

 I sistemi di accumulo, cioè le batterie, saranno un ulteriore strumento di flessibilità e di sviluppo.

 Il settore elettrico subirà nei prossimi anni una rivoluzione simile a quella dell’informatica e della telefonia mobile. Infatti, anche i sistemi di produzione dell’energia rinnovabile sono caratterizzati da alti costi d’impianto (CAPEX) e da un costo marginale prossimo allo zero.

 Internet, energie rinnovabili e generazione distribuita presto si fonderanno, creando un Internet dell’Energia che cambierà il modo in cui si produce e si distribuisce l’elettricità e, forse, anche quello in cui la si consuma.

 Sono ormai realtà i droni che consegnano i pacchi; il prossimo Natale sarà possibile acquistare i robot da compagnia dotati di capacità emozionali ad un prezzo inferiore ai 2.000 euro.

 Occorre un ridisegno del mercato del settore elettrico italiano che, nel rispetto del target model europeo, sappia adeguarsi alle mutate caratteristiche di generazione, di trasmissione e di consumo che sia pronto alle sfidanti novità che ci attendono. 

 In quest’ottica, assoRinnovabili ha incaricato il Professor Alessandro Marangoni, CEO della società di analisi economiche Althesys, di proporre le guidelines del nuovo market design italiano. I risultati sono stati presentati e discussi con i più autorevoli esponenti del settore nella tavola rotonda tenutasi il 25 marzo a Roma dal titolo “Ripensare il mercato elettrico: evoluzione industriale e convergenza europea”.

 Lo studio ha analizzato come i cambiamenti industriali e le modifiche normative abbiano influenzato l’evoluzione del mercato elettrico italiano e come il crescente ruolo delle rinnovabili stia trasformando le dinamiche della formazione dei prezzi dell’energia all’ingrosso. È emerso che un’integrazione adeguata delle rinnovabili nel mercato elettrico potrebbe apportare un contributo significativo ai servizi di rete, generando benefici per il sistema. Il potenziale stimato al 2013 è di circa 9,5 GW: impianti eolici e fotovoltaici contano rispettivamente per circa 4.400 MW e 410 MW, mentre il parco idroelettrico ad acqua fluente idoneo (cioè quello senza diga) è stimato in 4.600 MW.

 Lo studio evidenzia come nel nostro Paese l’impatto economico dei servizi di dispacciamento, vale a dire il costo delle attività per il mantenimento in costante equilibrio del sistema elettrico, sul valore del mercato, pari oggi al 9%, non sia in realtà superiore a quello di altri Paesi con forte crescita delle rinnovabili, come ad esempio la Spagna, dove raggiunge il 14% del valore del mercato. Tuttavia, se si accorciassero i tempi di chiusura del mercato per avvicinarlo al tempo di consegna, si potrebbero ridurre ulteriormente gli oneri di dispacciamento, portandoli, come già avviene in Germania, intorno al 4%.

 * Presidente di assoRinnovabili

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